Un Natale da opossum
Natale

Un Natale da opossum? Yes, we can

È ormai confermato da illustri ed approfondite ricerche che il mondo degli adulti si divide in due macrocategorie: quelli che salterebbero a piè pari il Natale e i Micheal Bublé.

Il Micheal Bublé è un tenero marsupiale che trascorre buona parte dell’anno in letargo. Riprende il suo ciclo vitale intorno alla metà di novembre per ritornare in stato di quiescenza appena passate le festività natalizie.

Capirete bene che per il Micheal Bublé il Natale è il periodo più bello dell’anno, e lo omaggia tirando fuori dalla sacca marsupiale CD di canzoni natalizie ad ogni occasione. Per chiunque abbia superato i 10 anni e non sia un Micheal Bublé, il Natale (inteso naturalmente come l’insieme dei riti laici che accompagnano la festività religiosa) è estremamente divisivo. Lo si ama o lo si detesta.

Se si hanno cuccioli in età da letterina al famoso Babbo si entra a forza nel vortice di pan di zenzero. Infine veniamo sputati fuori a gennaio con una radiosa carnagione verde da Grinch. Anche chi adora il clima natalizio e ne apprezza la magia può subirne lo stress.

Che siamo Grinch o Micheal Bublé, ci sono delle cose da tenere a mente per arrivare all’Epifania senza picchiarci in fronte bastoncini di zucchero per la disperazione.

La (piccola) lista.

Potremmo intanto cominciare facendo un elenco delle cose che apprezziamo di questo periodo (anche i Grinch hanno un cuore). Va bene anche una lista cortissima. C’è qualcosa di positivo in ogni circostanza, vogliamo non trovare niente proprio nel Natale? Che sia la gioia mai scontata di avere una famiglia con cui festeggiare, il piacere di andare per mercatini o anche la pausa doverosa della dieta. Nei momenti più neri (anzi, verdi) ricordiamoci di questa lista.

C’è chi dice no

Se cene aziendali, cene degli “avanzi” che o altri inviti sono per noi fonte di ansia, decliniamoli con scuse più o meno fantasiose a seconda dei nostri gusti narrativi e facciamolo in scioltezza, senza sensi di colpa o rimorsi. Entreremmo di proposito in una gabbia di leoni se potessimo evitarlo?

Aplomb.

Siamo alla cena di famiglia che non potevamo proprio evitare e ci troviamo bersaglio del fuoco incrociato dei vari “e il lavoro?” “e i figli?” “e l’amore?” di zie e cugine che non vedevamo da un anno, e non fatichiamo certo a ricordarcene il motivo. È una situazione complicata, ma non impossibile. Facciamo un respiro profondo, mangiamo il pezzo di lasagna che già ondeggiava sulla forchetta, sorridiamo del più bel sorriso possibile (preventivamente provato la sera prima allo specchio) e intoniamo un delizioso quanto misterioso “Oh, scusate, ho una telefonata importante”. Ora, con molta cautela, possiamo alzarci e camminare lentamente verso il bagno, precedentemente perquisito e dichiarato “LIBERO!” dagli agenti della SWAT, chiuderci dentro e inanellare un lungo e variegato elenco di epiteti coloriti.

Nessuno è perfetto.

Il Natale porta con sé la voglia, e la convinzione, che tutto debba essere perfetto, anche i dettagli più insignificanti. L’abito, i capelli, gli antipastini, i soprammobili sulle mensole, il pelo del gatto. Pretendiamo da noi stesse la neutralizzazione di ogni tipo di critica o giudizio che possa provenire dagli altri. Liberiamoci di questo fardello di stress. Saranno tutti troppo impegnati ad ingurgitare cibo e a superare senza conseguenze l’abbiocco del dopo pranzo per fare caso alla maggior parte delle cose che ci preoccupano.

Chi ha tempo…

Se regali e pensierini vari da fare ci procurano la stessa gioia di un ascesso al dente del giudizio, non facciamo la stupidaggine di ridurci a questa deliziosa attività con la frenesia dell’ultimo minuto. Pensiamoci per tempo, anche se ci sembra troppo presto, e se proprio stiamo impazzendo per il pensierino del giorno prima scegliamo un’associazione, una onlus, un ente di ricerca in cui crediamo e regaliamo una donazione. Ha a che fare col Natale più di tante altre cose. Che siamo Grinch o Micheal Bublé, arriveremo indenni a Gennaio. L’unica differenza sarà il nostro colorito.

Alle perse, per ogni occasione, possiamo sempre utilizzare la tecnica dell’opossum di fronte al pericolo: fingersi morto.

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