La strana storia delle DonnePigiama

La strana storia delle DonnePigiama.

Un dato inconfutabile di questo particolare momento storico: trascorriamo molto tempo tra le mura domestiche.


Per svariati eterogenei motivi, la casa è diventato il nostro habitat preferenziale, le esigenze ci hanno trasformato in animali stanziali, che pascolano placidi vicino alle loro tane, si abbeverano nel laghetto e non si allontanano nemmeno per una sporadica battuta di caccia.


Non credo sia un caso che i principali brand di abbigliamento si stiano focalizzando su homewear ed affini (pare che anche Prada stia per lanciare una linea di pantofole puffose).
Il capo must dell’inverno è la tuta, poco importa che lo sia stato anche della primavera e dell’estate.
“Datemi una tuta e vi solleveró il mondo”, disse Archimede durante il lockdown.
Attenzione però, il limite tra il sobrio e piacevole comfy chic e lo stile “pigiama di pile con gli orsetti” è labile e sottilissimo, e basta un attimo per trasformarsi da Grace Kelly in una deliziosa giornata di relax a gattara dei Simpson che scende la spazzatura.


Certo, la comodità è un lusso.
Siamo circondate da tanti muretti del pianto cresciuti rigogliosi attorno a noi, e anche una piccolissima fessura di positività tra questi infami mattoncini va apprezzata e coccolata.

Quindi sì, stiamo comode, che diamine!
Godiamoci le pantofole morbide che tanto abbiamo agognato nelle lunghe giornate trascorse su trampoli dalle punte strettissime, apprezziamo la copertina che ci coccola mentre lavoriamo spalmate sul divano, osiamo senza paura e con cuore impavido sfoggiare persino un mollettone per appuntare acconciature improbabili.
Rispettiamo ciò che ci fa stare bene, cerchiamolo intorno a noi e trattiamolo con cura, ce lo meritiamo.


Ci meritiamo però, se riflettiamo, anche di non trasformarci in creature mitologiche metà donne metà pigiami.
Ci vuole davvero poco, tra una calza di lana 3568 denari ed un maglione natalizio fuori tempo massimo, a perderci di vista o addirittura dimenticarci di noi stesse.


Stiamo comode, ma non trascuriamoci.
Quando ci mettiamo allo specchio e ci trucchiamo, anche se l’attività più mondana che dobbiamo fare è stendere la biancheria sul balcone, ci stiamo occupando di noi stesse.
Ci dedichiamo sguardi di complicità, coccole, cure. Amore.
Ci concediamo la piccola tenerissima gioia di sentirci più carine, o semplicemente più a nostro agio.
Quando ci mettiamo una camicetta che ci piace ed un pantalone che non vedevamo da mesi (sempre che riusciamo a toglierci la tutona, ormai inglobata dall’epidermide), ci stiamo occupando di noi stesse.
Ci muoviamo in modo diverso, ci percepiamo prendere sembianze umane e lasciare quelle da enormi soufflé di pile. Insomma, se capita di specchiarci di sfuggita non ci scambiamo per il manutentore della caldaia.

Che poi alla fine, la questione principale attorno cui ruota tutto è: curiamo il nostro aspetto per noi stesse o per gli altri?
E ancora: curare l’aspetto esteriore non è anche, forse soprattutto, occuparci della nostra essenza profonda?
Quando passiamo la spazzola tra i capelli non ci stiamo d’altronde pettinando anche l’animo?


Magari tra mille anni si parlerà del mito delle DonnePigiama, e di come siano sopravvissute agli eventi anche per merito di una passata di rimmel.

Inizia a scrivere e premi Enter per avviare la ricerca

Carrello

Nessun prodotto nel carrello.